(29 marzo 2012) I 17 volantini delle Brigate rosse battuti all’asta oggi a Milano dalla Bolaffi sono stati aggiudicati a Marcello Dell’Utri per 17mila euro. Saranno conservati nella biblioteca milanese di via Senato.
Come ho già scritto, questa vicenda appare inopportuna e totalmente fuori misura. Un’operazione non condivisibile. Prima di tutto perché ritengo non si possa monetizzare un oggetto senza alcun valore culturale che piuttosto richiama drammi e ricostruzioni storiche ancora apertissimi, sia nella memoria delle vittime sia nella memoria dei carnefici. E poi perché ho l’impressione che dietro all’incanto dei volantini si celi una scontata manovra di marketing. Le case d’asta e i collezionisti più spregiudicati non sono nuovi a simili colpi di scena (per esempio si pensi a quante “reliquie” di Michael Jackson siano state passate per i banditori, compreso il tappeto dove è stato adagiato agonizzante). Ma in questo caso la musica cambia.
In un Paese che prova a fare i conti con una stagione difficile della propria storia recente, in un Paese dove la nomina di Maurizio Azzolini a capo di gabinetto al Comune di Milano suscita un vespaio, dove ancora adesso molte ferite del decennio Settanta e oltre non sono per nulla rimarginate. In un Paese dove, invece, c’è bisogno di comprendere a fondo una stagione di grande fermento sociale, dove solo un’analisi rigorosa, distaccata e ferma può ricucire un orizzonte frastagliato, la vendita dei fogli con la stella a cinque punte a Dell’Utri (o a chicchessia) si rivela soltanto uno spettacolo mal fatto e diseducativo.
(walter falgio)