(28 luglio 2011) La recensione al mio libro dello storico Aldo Borghesi pubblicata su L'Unione Sarda il 14 luglio scorso. Ringrazio Aldo per questo stimolante contributo.
(walter falgio)
Università, l'era delle riforme. Uno studio di Walter Falgio analizza la "Rivoluzione delle idee" nel Settecento sardo.
La storiografia sarda sul Secondo Settecento ha da tempo destrutturato l’immagine tradizionale di un’isola estranea alle correnti di pensiero e ai moti rinnovatori dell’Ottantanove. La ricerca sul riformismo sabaudo, gli interlocutori e le conseguenze nel quadro sardo, evidenzia una classe dirigente e intellettuale attenta, con una volontà di modernizzazione che individua nel sistema feudale il bastione da abbattere.
Il lavoro di Walter Falgio (Libro e Università nella Sardegna del ’700, AM&D, pp. 242, euro 35), giornalista e studioso della storia della cultura, è costruito su un’accurata documentazione e un rigoroso apparato critico, e nell’ambito della riflessione sul riformismo sabaudo focalizza alcuni nodi. Il primo è il dibattito sulla “rifondazione” dell’Università di Cagliari (1755-1764): l’Ateneo presenta numerose criticità, dalla sede alla qualità dell’insegnamento. Per metterlo in grado di formare tecnici ed intellettuali autoctoni, Carlo Emanuele III istituisce una Giunta che esamina numerose proposte di intervento su finanziamento, strutture e strumenti, impianto dei corsi, equilibrio tra docenti sardi e forestieri. Dotate di risorse umane e finanziarie – senza cui, allora come oggi, non si avviano processi riformatori – le Università si aprono al confronto tra intellettuali sardi e non. Dei primi è figura esemplare Gemiliano Deidda, docente di Geometria; tra i secondi spicca Michele Antonio Plazza, professore di Chirurgia e autore della “Flora Sardoa”.
La “rifondazione” degli Atenei sardi riesce nell’intento di formare una nuova classe dirigente, ma gli esiti sono lontani dalle intenzioni: larga parte dei leader del triennio rivoluzionario è costituita da nobili e borghesi cresciuti nelle due università. I fenomeni di acculturazione nell’Isola sono profondi e diffusi: alla “rivoluzione delle idee” è dedicato un denso capitolo. Muovendo dalle ricerche sulla diffusione del libro in Francia, e attraverso una minuziosa ricerca tra gli atti notarili degli inventari di libri compresi in cause di successione, vengono analizzati struttura e patrimonio di dieci biblioteche sarde tra il 1773 e il 1839. Fra i proprietari, nobili ed ecclesiastici, figurano personaggi centrali degli ambienti riformatori. La consistenza va da poche decine a diverse centinaia di volumi (la Biblioteca Universitaria cagliaritana ne possedeva 8.000), l’analisi tematica mostra il passaggio dalla preponderanza di testi teologici a quella di libri tecnici, filosofici, giuridici, letterari. Lo spagnolo cede all’italiano, per effetto della politica linguistica boginiana, ed è significativa la presenza del francese.
Interessante la diffusione delle opere sulla Sardegna, di argomento scientifico (Cetti), tecnico-economico (Manca dell’Arca e Gemelli), linguistico (Madao) e storico (da Vico a Manno). I repertori bibliografici attestano una presenza numerosa di autori e testi dell’Illuminismo, dall’“Émile” di Rousseau a diverse edizioni dell’“Encyclopedie”. Oltre a dimostrare la vitalità dell’apporto della giovane generazione di studiosi, il lavoro rilancia un tema centrale: le vicende dell’Isola non si comprendono senza il contesto italiano, mediterraneo ed europeo nel quale si sono sviluppate e di cui portano i segni investigabili, anche quando ne appaiono del tutto avulse.
Aldo Borghesi