Solo soletto, il napoletano
Andrea D’Ambra ha dichiarato
guerra ai gestori
dei telefoni cellulari. Unica arma,
una petizione sulla rete Internet.
Oggetto del contendere,
un’anomalia tutta italiana: gli
impopolari costi di ricarica che
arrivano a incidere sino al 40
per cento sul prezzo totale della
carta: una compagnia telefonica
è arrivata a pretendere 2
euro di fisso ogni 3 di traffico
acquistato. Mentre in Grecia,
solo per fare un esempio, la
“nostra” Tim non applica alcuna
gabella al costo della scheda
ricaricabile. Provare per credere:
www.tim.gr, il sito è anche
in inglese.
Dietro la faccia da studentello
ventiduenne nella facoltà di
Scienze politiche, D’Ambra cela
un coraggio degno di Davide.
Utilizzando passaparola, posta
elettronica e, giura, senza «alcun
collegamento» con le associazioni
dei consumatori, dai
primi di aprile ai primi di maggio
ha raccolto 60mila firme in
Rete contro il balzello telefonico.
Beppe Grillo lo ha ospitato
nel suo blog e i consensi sono
incredibilmente decollati. In
meno di 24 ore nel sito
www.aboliamoli.eu altre 50mila
persone hanno sottoscritto il
documento da inviare alla
Commissione europea: «Sottoscrivo
per l’abolizione dei costi
di ricarica per i telefoni cellulari.
È una cosa che accade solo
in Italia mentre in tutti gli altri
paesi europei si paga ciò che si
consuma. In Italia, oltre al consumo,
devi anche pagare il “costo
della ricarica”, un’invenzione
dei gestori telefonici per fare
ancora più soldi a scapito di
noi consumatori».
Il Grillo nazionale, come al
solito, rincara la dose e parla
chiaro: «Paghiamo per il telepass
oltre che per il pedaggio,
per il pagamento via carta di
credito oltre che per la benzina,
per la possibilità di ricaricare il
cellulare oltre che per la ricarica,
per poter pagare una bolletta
on-line oltre che l’importo
della bolletta.
Insomma paghiamo
il nulla. Le aziende ci stanno
facendo pagare le transazioni
di pagamento, incantesimi
dell’etere, furti legalizzati».
La questione è così tanto sentita
che in cinque giorni il numero
delle firme supera quota
200mila per sfondare le
300mila il 24 maggio scorso. Il
7 giugno un voluminoso plico
carico di sottoscrizioni vola al
Palazzo Berlaymont di Bruxelles.
Nel frattempo D’Ambra è
diventato una celebrità. Il napoletano
contro le super-ricariche
partecipa a programmi televisivi, i giornali lo intervistano:
«Ho deciso di intervenire
con questa petizione dopo aver
visto, viaggiando, la differenza
che esiste tra il nostro paese e
gli altri».
E la Commissione europea
gli risponde: «Mi preme
sottolinearLe che la Direzione
generale della Concorrenza
della Commissione europea tiene
nella massima considerazione
quanto da Lei indicato ed ha
provveduto a prendere contatto
con le Autorità italiane al fine
di ottenere ulteriori informazioni
su quanto da Lei denunciato
». Firma, Angel Tradacete
Cocera, direttore dell’Unità
Cartelli, Industrie di Base ed
Energia, della Direzione generale
Concorrenza. Per il piccolo
Andrea è il classico passo da
gigante. La sua iniziativa si trasforma
in una valanga. Nel sito
Internet Aboliamoli.eu è
scrupolosamente documentata
l’escalation con una rassegna
stampa interminabile sino al risultato
più importante. Il 3 giugno
scorso l’Ansa scrive:
«Un’indagine di Antitrust e Agcom
sarà condotta dalla settimana
prossima sui costi agli
utenti per la ricarica dei telefonini
con Ricaricard.
Lo ha annunciato
il presidente dell’Agcom
Corrado Calabrò spiegando
che a tale scopo sarà firmato
un protocollo d’intesa». Se si
tratterà di un abuso sarà l’Antitrust
ad intervenire, se invece
si configurerà una violazione
delle regole la sanzione sarà
dell’Autorità garante della concorrenza.
«L’indagine nasce
dalla denuncia di Andrea
D’Ambra».
Ora le firme sono più di
350mila, D’Ambra prepara
una seconda spedizione alla
Commissione europea dopo
aver raccolto i soldi per la prima
con una colletta telematica.
Ha fatto pure le magliette che
vende a 10 euro: «Il ricavato
servirà ad inviare le firme non
ancora spedite, dalla
300.001esima in poi». Un successone.