Roma 15 ottobre e il maledetto déjà vu

(17 ottobre 2011) Per chi, come me e come tutti quelli che conosco della mia generazione, ha sempre ripudiato la violenza (non solo a parole), assistere alle devastazioni di sabato a Roma è stato sconcertante. Il primo sentimento che provi quando da un corteo pacifico spuntano mazze, caschi e fionde, è rabbia, poi incredulità, sgomento. Dopo aver visto in tv il blindato dei carabinieri in fiamme, la ragazza col volto coperto di sangue, gli estintori sulla folla, vetrine e auto distrutte, ti chiedi: era prevedibile? Si poteva evitare? Quali sono le ragioni? ammesso che di ragioni si tratti? La risposta alle prime domande è affermativa. I gruppi di incappucciati nel grande corteo di Roma erano ben identificati tanto che molti manifestanti hanno tentato di allontanarli e contrastarli. Su Facebook e YouTube circolano numerosi video che testimoniano come i violenti abbiano agito indisturbati. Le forze dell'ordine in quel momento non c'erano. Non potevano intervenire dentro il corteo. Ma è anche vero che l'attività dei violenti è stata organizzata ben prima della manifestazione, occultando nel tragitto bombe carta e spranghe. In più, i giornali di oggi (ma in molti blog certe informazioni già circolavano) parlano di campi di addestramento in Val di Susa e in Grecia. Insomma, in molti sapevano che sabato a Roma si sarebbe scatenata una guerriglia e quindi ci si aspettava un più efficace apparato di prevenzione con un servizio d'ordine e comunque delle prese di posizione (anticipate) più nette e da parte di tutti (compreso il movimento). Se poi si cercano le cause dell'inferno di avantieri, allora, emerge il cuore del problema. Il perché tutto questo accada non è chiarissimo in quanto attiene a parole d'ordine confuse, specchio di un disagio profondo, di menti aggrovigliate su se stesse alla ricerca dello scontro. I non ben identificati gruppi vestiti di nero vogliono conquistare la piazza e le prime pagine dei giornali militarizzando il conflitto, replicando, come giustamente ha scritto Gad Lerner ieri su Repubblica, un "maledetto déjà-vu". Un film già visto più volte nella storia dell'Italia repubblicana. Un freno al fiorire di una stagione nuova dove masse che non si sentono più rappresentate vogliono immaginare e costruire un progetto per il futuro. Altra cosa rispetto a certi slogan, "Non chiediamo il futuro, prendiamoci il presente". Altra cosa rispetto a una politica che da tempo non fa più politica, che ha perso totalmente la credibilità, che non sa cosa vuol dire futuro.

(walter falgio)