Quanti festival, non saranno un po troppi?

(13 settembre 2011) Riporto un intervento pubblicato l'11 settembre scorso su La Nuova Sardegna a firma di Giovanni Pala, associazione "Sa Janna Abberta" (che non conosco). E' una lettera al giornale garbata, in parte condivisibile (in parte no, soprattutto quando generalizza sui cosiddetti "intellettuali" estranei ai problemi della Sardegna) ma che riporta elementi di verità riguardo per esempio al provincialismo e alla omologazione di molte iniziative culturali (per fortuna non tutte), finanziate con fondi pubblici e che si svolgono nell'isola. In più, a prima vista sembra uno scritto sincero senza secondi fini.

(walter falgio)    

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Quanti festival, non saranno un po troppi?

di Giovanni Pala
associazione culturale Sa Janna Abberta

Una trasformazione radicale non è un pranzo di gala. Chi cerca di portarla avanti si confronta continuamente con se stesso, e prima di cercare di cambiare gli altri e la società o pensare di liberare la propria patria deve impegnarsi a costruire se stesso e relazionarsi bene con gli altri, e coinvolgere tutti ed in particolare i maleducati, che spesso sono le persone che soffrono di più. In Sardegna, in un contesto di totale assenza di serie politiche culturali, economiche e sociali, viviamo una situazione disastrosa, caratterizzata dalla distruzione ambientale, dalla deriva individuale, dalla mancanza di crescita demografica, dal disagio psicologico, sociale ed economico.

E nel frattempo è passata un’altra estate di festival musicali e letterari. Ogni anno il numero di questi “eventi” cresce, ed esponenzialmente cresce anche lo spazio che i media ad essi dedicano: da quello che ci viene mostrato la Sardegna sembrerebbe una grande fucina culturale in tutti i campi, un calderone da cui scaturiscono in ogni direzione idee nuove e innovative, temprate comunque in un’identità forte e specifica come quella sarda. Io ho invece l’impressione che non sia così. Da un lato perché, malgrado questi festival vengano organizzati in Sardegna, essi sono per la massima parte emanazione di un pensiero globalizzato, affatto originale e soffrono di molto provincialismo. Dall’altro perché questi presunti simposi danno di più l’idea di essere un palcoscenico di esibizione per intellettuali, artisti (reali o presunti tali) che vogliono tenere banco con le loro posizioni comodamente adagiati sulle sdraio in prima fila: vogliono bagnarsi di popolo.

Sono per la massima parte intellettuali democratici bene integrati nel sistema Italiano: editoria, musica, etc., che sono però lontani dalla statura intellettuale e morale di umili ricercatori quali Antonio Pigliaru o Michelangelo Pira, che negli anni ‘60, pur con scelte anche sbagliate (come progetti di fallimentare industrializzazione, sia statalista che di grandi gruppi), parteciparono alle lotte e ai progetti di rinascita con passione e impegno. Gli intellettuali odierni, invece, cercano e ottengono premi letterari o un posto di lavoro in qualche istituzione, e vengono blanditi e foraggiati dai partiti (dopotutto fanno consenso); qualcuno di loro esprime anche, con buone maniere e modi forbiti, una blanda forma di “indipendentismo educato” e le buone maniere. Ognuno di loro, però, è tragicamente lontano dalla situazione di disgregazione individuale, comunitaria, sociale, economica e ambientale e linguistica che la Sardegna ha vissuto e continua a vivere… L’opposizione a questo dramma è frammentaria, improvvisata, individuale; non c’è un partito o un movimento che la interpreti e che la medi. Tutto ciò che si riesce fare è manifestare il disagio in varie forme di autocommiserazione e autolesionismo. Gli intellettuali, invece, pur essendo completamente estranei a questa sofferenza, come mosche cocchiere pontificano.

Le crisi di Porto Torres, Porto Scuso e Porto Vesme, il disastro ambientale dei siti industriali, la disoccupazione in generale e quella delle donne e dei giovani in particolare, il disastro demografico e antropologico… Tutti questi problemi, i problemi della Sardegna e del popolo sardo, sono estranei a qualsiasi festival.