New realism e Pensiero debole

(24 settembre 2011) New realism contro Pensiero debole: non si tratta di una disquisizione esclusiva riservata a ristretti circoli filosofici. Bensì di una stimolante discussione, aperta anche da Maurizio Ferraris, filosofo, professore all'Università di Torino, con ricadute importanti sul dibattito culturale, in Italia e all'estero. Ferraris dice, in estrema sintesi, che il populismo mediatico, quindi politico e comune, ha ricevuto un fiancheggiamento ideologico (in parte involontario) dalla corrente di pensiero contemporanea del Postmoderno. Il problema maggiore, secondo il filosofo, è la rinuncia totale, avanzata da quella che lui chiama, "scuola del sospetto", alla ricerca della verità, delle certezze, delle sicurezze tipiche della modernità. "L'dea che si debba dubitare di tutto ciò che viene assunto come ovvio e viene dichiarato pubblicamente, nasce come esercizio critico, ma può avere esiti a dir poco dogmatici", spiega Ferraris su Left-Avvenimenti, che nella disputa rappresenta ovviamente solo una faccia delle tante medaglie. Uno di questi esiti "nefasti" è il già richiamato populismo dei media, secondo cui, "purché se ne abbia il potere, si può pretendere di far credere qualsiasi cosa". A Maurizio Ferarris ha risposto soprattutto Gianni Vattimo, autorevole teorizzatore del Pensiero debole. Riporto un suo brano tratto da "Repubblica". "Se si può parlare di un nuovo realismo – scrive Vattimo – questo, almeno nella mia esperienza di (pseudo)filosofo e (pseudo)politico, consiste nel prender atto che la cosiddetta verità è un affare di potere. Per questo ho osato dire che chi parla della verità oggettiva è un servo del capitale. Devo sempre domandare "chi lo dice", e non fidarmi della "informazione" sia essa giornalistico-televisiva o anche "clandestina", sia essa "scientifica" (non c'è mai La scienza, ci sono Le scienze, e gli scienziati, che alle volte hanno interessi in gioco). Ma allora, di chi mi fiderò? Per poter vivere decentemente al mondo devo cercare di costruire una rete di "compagni" – sì, lo dico senza pudore – con cui condivido progetti e ideali. Cercandoli dove? Là dove c'è resistenza: i no-Tav, la flottiglia per Gaza, i sindacati anti-Marchionne. So che non è un verosimile programma politico, e nemmeno una posizione filosofica "presentabile" in congressi e convegni. Ma ormai sono "emerito"". Il dibattito prosegue. Nel blog di Vattimo si trova un'ampia rassegna stampa.

(walter falgio)