(22 marzo 2012) Un collezionista privato scova dei volantini delle Brigate rosse in una Casa del Popolo. In assenza di acquirenti tra le istituzioni pubbliche (almeno secondo quanto afferma il responsabile della Bolaffi), le carte saranno messe all’asta il 27 marzo prossimo a Milano. Tutta questa operazione è opportuna? Secondo me no. Non è pensabile che una copia di un documento elaborato dal principale gruppo di lotta armata in Italia, certamente oggetto di procedimenti giudiziari, relativa a fatti sottoposti a indagine storica ancora apertissima, diventi merce.
Non è la prima volta che simili volantini compaiono in pubblico. Per esempio, una volta mi è capitato di vederne alcuni sui banchetti di un mercato antiquario, quindi, in contesti molto diversi rispetto a un’asta. L’iniziativa crea molto scalpore, fa pubblicità alla Bolaffi, consente di riflettere, ma stride enormemente con ciò che i documenti rappresentano e con il quadro sociale e politico al quale rimandano. E non si capisce poi che uso può essere fatto di un volantino delle Brigate rosse: non è un’opera d’arte che metti in cornice, non è un pezzo da collezione che metti in vetrina. Non è nulla di inedito, quindi non riveste particolare importanza sotto il profilo della ricerca. Insomma, rischia di apparire come una sorta di macabro feticcio.
L’Italia è un Paese dove la memoria è breve, strumentalizzata, usata per fini poco edificanti. Iniziative come quella di mettere all’asta un volantino delle Br non fanno che peggiore la situazione.
(walter falgio)
Trasmissione di RADIO3 Fahrenheit sul tema con Miguel Gotor e Rosario Priore