La testimonianza del partigiano

(4 novembre 2011) L’incontro dell’anziano comandante partigiano con gli studenti è stato appassionante. Quando un signore di 88 anni che ha fatto la guerra di Liberazione, coordinato Sap e Gap, guidato una brigata, che ha resistito alle torture naziste, si alza in piedi e legge Bertold Brecht, non posso trattenere la commozione. Quella vera che non puoi ricacciare dentro.

Il cagliaritano Antonio Garau, comandante della brigata “Aldo Casalgrandi” IIa divisione Modena pianura, dopo 66 anni ha deciso di raccontare la sua storia e una pattuglia di volontari composta, oltre che da studiosi di Storia come me e Giuseppe Caboni, dall’antropologo Francesco Bachis, da esperti di cinema come Laura Stochino e Francesco Capuzzi, ha raccolto la sua testimonianza in un film.

Per il momento i materiali di montaggio del lavoro durato quasi quattro anni con 21 ore di riprese, prodotto dall’Istituto sardo per la storia della Resistenza e dell’Autonomia con la collaborazione del Laboratorio di Etnografia visiva dell’Università di Cagliari, sono stati presentati agli studenti. All’incontro all’Istituto tecnico industriale “Dionigi Scano” di Monserrato, giovedì 3 novembre, hanno partecipato 200 alunni e l’insegnante di Italiano Donatella Picciau. Un piccolo evento, lontano dalle celebrazioni, dove Garau ha risposto con garbo e stile d’altri tempi alle domande di ragazze e ragazzi: “Dove prendevate le armi? Come è stato il suo ritorno a Cagliari? Cosa pensa della strage di Via Rasella?”.

L’ex combattete rappresenta quella generazione di giovani uomini che dopo l’8 settembre ’43 ha preferito la scelta della libertà e della rottura. Ha preferito schierarsi in una guerra senza coscrizione e andare avanti sino alla fine. Perché questa era l’unica alternativa per costruire un futuro. La testimonianza di Garau apre ulteriori squarci sul contributo dei meridionali d’Italia nella Resistenza, sul loro rientro a casa, sulle relazioni con la società del sud. E ancora, l’ex comandante ci aiuta a capire meglio quanto fosse articolato il rapporto tra partigiani e popolazione e quanto fosse viva la Resistenza civile.

Un fil rouge, questo, che attraversa tutto il racconto del partigiano e che si esprime nella necessità di uscire da una interpretazione della Resistenza solo di carattere politico, alla luce di domande nuove, con l’affacciarsi di nuovi soggetti e nuove chiavi di lettura che lo stesso Garau ci suggerisce. A partire da quella feconda e suggestiva dell’indagine già richiamata sulle componenti civili. Ma anche sui profili che riguardano gli internati e i destini dei militari. Tutti questi temi, già sollevati da storici prestigiosi come Federico Chabod, Roberto Battaglia, Claudio Pavone, si ripropongono con forza a sottolineare l’importanza della testimonianza.

Ma il privilegio più grande per tutti è la fortuna di ascoltare Antonio Garau, di percepire il valore del suo esempio anche sotto il profilo etico. Il valore dei suoi gesti, della sua volontà e fermezza immutate, al pari di una discrezione e coerenza, a mio modesto avviso, rarissime.

(walter falgio)