(3 gennaio 2013) Difendere i diritti dell'uomo significa non permettere che un Rom sia insultato per strada solo perché non interpreta il nostro discutibilissimo canone di eleganza o di igiene. Difendere i diritti dell'uomo significa non costringere nessuno contro la propria volontà a svolgere una mansione, magari in un contesto lavorativo, magari dall'alto di una posizione di comando. Difendere i diritti umani significa non scrivere nulla che offenda una persona solo perché la pensa diversamente da te.
Mi sono ripromesso: il primo intervento del 2013 su questo piccolo sito deve essere dedicato a qualcosa di veramente importante, senza retorica. Quindi, che cosa è più importante dei diritti umani?
Nei miei brevi periodi di insegnamento nelle scuole superiori, consideravo lettura propedeutica a tutto la Dichiarazione universale dei diritti umani.
Una sorta di "decalogo per cinque miliardi di persone", la definiva il giurista Antonio Cassese.
Un testo dal quale si possono dipanare infinite considerazioni, infiniti percorsi sulla Storia, sulla Filosofia, sul Diritto. Ma come giustamente ammonisce Amnesty International, "Lungi dall'essere un'idea astratta per filosofi o giuristi, i diritti umani riguardano la vita quotidiana di ciascuno: uomo, donna o bambino che sia".
Allora, prima di tutto e ancora una volta, è importante leggere e rileggere. A partire da una irrinunciabile e costante presa di coscienza dei principi fondanti le libertà individuali: il diritto alla vita, alla libertà, alla sicurezza, alla personalità giuridica, contro la schiavitù, contro la tortura, per il riconoscimento di un giusto ed equo processo dinanzi a un giudice indipendente e imparziale. Non ci appaia però tutto scontato. "Considerato che è indispensabile che i diritti umani siano protetti da norme giuridiche, se si vuole evitare che l'uomo sia costretto a ricorrere, come ultima istanza, alla ribellione contro la tirannia e l'oppressione", recita il preambolo alla Dichiarazione.
Ed è proprio questo il nesso che, anche recentemente, durante una lodevole iniziativa promossa a Cagliari dall'Istituto Buddista italiano Soka Gakkai con StopOpg e il Dipartimento di Scienze sociali, è stato sottolineato con forza. L'impegno a non dare nulla per scontato, l'impegno che non può essere delegato a nessuno, suggeriva la storica asiatista, Annamaria Baldussi: il dovere di difendere i diritti dell'uomo. Tutto ciò non è retorica. Non è un esercizio linguistico.
Difendere i diritti dell'uomo significa assicurare il lavoro, l'istruzione, la salute. Difendere i diritti dell'uomo significa non obbligare nessuno sotto ricatto a far parte di un partito o di un qualunque gruppo. Difendere i diritti dell'uomo comporta un diniego assoluto verso le armi, verso il nucleare, a favore del diritto alla vita.
Se nel 1957 il presidente della Soka Gakkai, Josei Toda, arrivava a pronunciare parole che appaiono paradossali per un grande pacifista come lui, ha ricordato Vinicio Busacchi, significa che siamo su un terreno dove non si può indietreggiare di un centimetro. "Qualsiasi persona cerchi di privarci di questo diritto è un demone, un mostro – diceva Toda – Affermo che, se anche una nazione riuscisse a vincere una guerra grazie all'uso delle armi atomiche, coloro che ne decretano l'impiego dovrebbero essere condannati a morte in nome del genere umano".
Difendere i diritti dell'uomo significa garantire lo svago e il riposo in tutti i contesti lavorativi. Difendere i diritti dell'uomo significa tutelare l'infanzia a qualsiasi prezzo, in qualsiasi condizione, in qualunque luogo.
I diritti dell'uomo devono far parte di un bagaglio di azioni e comportamenti non esclusivamente dettati da norme giuridiche, ma anche e soprattutto indirizzati dalla nostra cultura, dalle nostre inclinazioni, dal nostro fare.
Albert Einstein in uno scritto del 1933 pubblicato su un volumetto intitolato in Italia, Il mondo come lo vedo io, da autorevole e tormentato nonviolento qual era, poneva il problema della pace internazionale come un postulato etico a cui nessun cittadino coscienzioso poteva sottrarsi: "Una questione di vita o di morte", scriveva. E aggiungeva: "Bisogna rendersi conto che i potenti gruppi industriali che si occupano della realizzazione di armi stanno facendo del loro meglio in ogni paese per evitare la soluzione pacifica delle dispute internazionali". Qualche anno dopo l'Europa e il mondo sarebbero sprofondati in un abisso.
Difendere i diritti umani vuol dire non essere violenti, con il corpo, con le parole, con la testa, a casa come dietro la nostra scrivania. Difendere i diritti umani vuol dire non essere invincibili. Difendere i diritti umani significa crederci tutti i giorni e non solo quando sembra necessario.
(walter falgio)