Dietro il nome di Denis Marti, re dei film a luci rosse, erede di Rocco Siffredi, si nasconde un trentaquattrenne nato e cresciuto in Sardegna. Senza tabù

È l’unico attore e regista porno
sardo di successo. Lavora in Repubblica
Ceca dove, dice, la sua
professione si può svolgere «alla
luce del sole». Oggi è legato alla
Hustler, la compagnia cinematografica
statunitense di Larry Flynt, controverso
editore reso celebre da un film di
Milos Forman. Si fa chiamare Denis Marti,
pseudonimo che nasconde un cognome sardissimo:
«Il mio nome vero appartiene anche
alla mia famiglia», quindi preferisce
non rivelarlo.
A 34 anni è un affermato imprenditore
del cinema a luci rosse, ha diretto 30 film e
recitato in 500 produzioni. Un record, senza
però dimenticare la qualità. Nel suo sito,
vietato ai minori, Denis assicura che i film
da lui diretti sono un concentrato di «vera
passione». Perché il segreto, al di là di trucchi
e finzione, è quella «vibrazione» che si
percepisce tra gli attori.
Denis Marti è un gentiluomo, disponibile
e cortese. Si dichiara un ragazzo normale
lontano dalla figura dello stallone impenitente.
Ci tiene a prendere le distanze da un
certo modo becero di vedere il sesso. Una
delle cose di cui va fiero è che le donne dichiarino
non ci sia sciovinismo maschilista
nei suoi film. Da Il piacere è tutto mio a Due
bombe così, passando per Doppio incastro,
Denis ha fatto la sua solida parte in una valanga
di titoli, in coppia con superstar come
Eva Henger, o al fianco di inequivocabili interpreti
come Henry Sequoia e Luca Bazooka.

Perché la scelta di fare il porno attore?

«La scelta è stata condizionata dal caso.
Mi si è presentata l’occasione 7 anni fa a Milano
e mi è parso giusto coglierla: ho visto
la possibilità di fare carriera».

Cosa significa performer?

«Il termine performer è legato soprattutto
al fatto che da circa dieci anni una larga
fetta di mercato è occupata dalle cosiddette
produzioni all-sex dove non contano le
capacità recitative ma è fondamentale la
performance sessuale».

Che altri lavori e che studi ha fatto?

«Ho studiato Lettere moderne. Mi sarebbe
piaciuto proseguire nell’ambito della letteratura
ma ho il dubbio che siano più gli
utenti di film per adulti dei lettori».

È sufficiente essere “ben dotati” per fare
il porno attore?

«Le doti fisiche contano relativamente.
Un buon performer si nota dal fatto che sia
in grado di garantire la riuscita della scena
in qualsiasi condizione, che sappia reggere
la pressione del set, che sappia instaurare
un feeling con le colleghe».

Che dire del suo rapporto con le donne
al di là del set?

«Il mio rapporto con le donne è normale,
anche se a volte ci possono essere pregiudizi,
un mix di curiosità e sospetto. Ma superata
quella fase il rapporto è uguale a
quello che può avere chiunque altro».

Nel sesso è stato precoce come il suo
collega Rocco Siffredi?

«Non mi considero né un tombeur de femmes
né un amatore da Guinness dei primati.
Credo e spero di essere un ragazzo normale
».

Un film è finzione: ma quanto c’è di vero
nel porno?

«Il film è rappresentazione e per far questo
si usa una serie di tecniche che una volta
svelata può rovinare l’illusione. Ma è anche
vero che durante una scena hard si crei
un feeling particolare tra i partner. Questo
elemento rende la scena speciale e chi guarÈ
da coglie tali vibrazioni».

Perché ha scelto di lavorare in Repubblica
Ceca?

«Perché è un paese tollerante nel quale è
possibile fare questo lavoro alla luce del sole.
Qui si è creato un polo a livelli quasi industriali
di produzioni hard».

Come funziona il reclutamento dei porno
attori?

«Tramite agenzie di casting e case di produzione.
Le ragazze rispondono ad annunci
e si sceglie se indirizzarle al soft, hard, solo
foto, video in base alle loro inclinazioni».

Che rapporto ha con la Sardegna?
«Per me la parola casa significa ancora e
sempre Sardegna. Mi considero un cittadino
del mondo, ma se devo dire da dove provengo,
dico Sardegna. A volte però mi capita
di provare rabbia per le tante cose che da
noi ancora non vanno. Soprattutto quando
parlo con amici che vedono i loro tentativi
di migliorare frustrati da un sistema ancora
arcaico».

Come ha reagito la famiglia alla sua
scelta professionale?

«Ho la fortuna di avere una famiglia
splendida».

Luogo comune vuole che i sardi a letto
se la cavino niente male. In base alla sua
esperienza di regista hard, conferma?

«Non ho mai avuto l’occasione di dirigere
attori sardi, anche perché credo di essere
l’unico sardo a fare questo lavoro in maniera
professionale. Riguardo alle doti però
credo che si tratti appunto di un luogo comune.
Comunque è una cosa che potrebbe
confermare qualche mia collega donna. Mi
informerò».