(20 marzo 2012) Il libro, dalla carta al digitale, è il tema dell'incontro che si terrà giovedì 22, alla Libreria Murru di Cagliari (via San Benedetto 12 C) ore 18,30. In occasione della presentazione del mio saggio, Libro e Università nella Sardegna del '700, (AM&D edizioni) interverranno l'epistemologo, Vinicio Busacchi, e lo storico Stefano Pira. Il passaggio dai supporti di lettura cartacei a quelli digitali, argomento al centro di un dibattito planetario, è una tematica affrontata anche dagli storici del libro e dagli epistemologi. Importanti riflessioni sono state proposte, per esempio, da Roger Chartier, autorevole studioso del Collège de France. La rivoluzione digitale tuttora in corso che sta trasformando radicalmente l'approccio dell'uomo alla lettura e allo scritto – spiega Chartier – rimette in discussione tutta la storia del libro dalle origini e, per la prima volta, impone nella vita quotidiana strumenti nuovi (dal Pc al tablet) attraverso i quali trattare contenuti culturali ora immateriali. Questa trasformazione dagli esiti ancora sconosciuti muterà inevitabilmente modi, tempi, e qualità delle dinamiche di acquisizione del sapere.
La discussione sul libro digitale, che certamente lascia aperti molti interrogativi, si trasferisce quindi sul terreno di un'altra grande rivoluzione della lettura, quella della fine del Settecento, quando il libro e soprattutto il romanzo fecero irruzione nelle abitudini di migliaia di persone appartenenti ai ceti popolari. «Viaggiatori tedeschi riferivano, già dalla metà del XVIII secolo, di un'immensa trasformazione delle abitudini di lettura: in Inghilterra gli operai che lavoravano alla copertura dei tetti si facevano portare il giornale sul posto durante le pause per il pranzo», osserva lo storico tedesco Reinhard Wittmann.
Questo sconvolgimento culturale e sociale dell'età Moderna ebbe effetti anche in Sardegna? A questa domanda cerca di rispondere infine la mia ricerca, con la quale, attraverso un'indagine storica d'archivio, ho ricostruito la composizione e la qualità di una serie di importanti biblioteche private appartenute, tra la fine del XVIII e gli albori del XIX secolo, a esponenti sardi dell'aristocrazia, della borghesia e dell'alto clero. Non è infrequente scoprire tra gli inventari delle biblioteche sarde titoli di autori universali e grandi maestri del pensiero, da Muratori a Beccaria, da Voltaire a Quesnay, da Adam Smith a Filangieri, che dimostrano anche come l'isola recepisse, attraverso il libro, stimoli e dibattiti della cultura illuminista.
(walter falgio)
Servizio di Mssimiliano Lasio su Sardegna Quotidiano 22 marzo 2012