(18 agosto 2011) E' proprio vero, "incredibile quello che può fare il rock'n'roll". La Lonely Planet su New York City così abbozza un certo disappunto nel tracciare la consueta descrizione tra mito e decadenza del celebre Hotel Chelsea di Manhattan. Ma il rock'n'roll stavolta nulla ha potuto contro gli interessi di Joseph Chetrit, costruttore e nuovo proprietario dell'edificio. L'albergo dove nel 1953 Dylan Thomas ripassava la performance "Under Milk Wood" ora chiude definitivamente i battenti. Diventerà un residence di lusso, secondo le intenzioni del magnate che per acquistarlo ha versato 80 milioni di dollari. Dopotutto ridiventa quello che era, si potrà obiettare, ossia un palazzo con appartamenti e poco importa se nel 1883 sorgeva per iniziativa della prima cooperativa tra quaranta famiglie della città. Poco importa se Andy Warhol aveva consacrato l'hotel a lunga permanenza con il suo "Chelsea Girls" (1966). E se tra le ragazze di Chelsea si scorgeva anche Nico, o Christa Päffgen, piccola musa del maestro della Pop art e pure di Federico Fellini e di Bob Dylan. E poco importa se i vecchi gestori, signori Bard, non pretendevano il conto agli squattrinati coniugi Jeanne Claude e Christo dopo settimane in una delle stanze con balcone in ferro. E Sid Vicius e Nancy Spungen (ivi defunta) e Jean Paul Sartre e Simone de Beauvoir, cosa direbbero? Poco importa. Se un museo, un po mausoleo e un po livre du voyage, di un lungo fantasticio viaggio, si spegne, poco importa. Non faceva più un soldo.
(walter falgio)