(16 maggio 2013) È stato stimolante e costruttivo l’incontro per la presentazione dell’appello sul Luogo della memoria a Cagliari organizzato il 24 aprile scorso dall’Istituto sardo per la storia della Resistenza e dell’autonomia, insieme al gruppo studentesco Unica 2.0 e al Comitato “25 aprile”.
Prima di tutto abbiamo preso atto del coinvolgimento della Provincia e del Comune di Cagliari che hanno partecipato all’iniziativa rispettivamente con la presidente, Angela Quaquero, e con l’assessore alla Cultura, Enrica Puggioni.
Adesso bisognerebbe dare un seguito alle proposte emerse durante l’assemblea, per esempio con la costituzione di un gruppo di lavoro, coordinato e promosso dalle stesse istituzioni provinciale e cittadina, che inizi a tracciare i contorni di un progetto realizzabile a breve e a lunga scadenza.
Le idee non mancano. Gli interventi di Francesco Bachis, Franco Boi, Aldo Borghesi, Aldo Brigaglia, Gianni Dessalvi, Massimiliano Messina, Paolo Mureddu, Eugenio Orrù, Rita Sanna, Alessandro Vinci (sicuramente dimentico qualcuno), hanno fornito importanti contributi al dibattito.
Ma perché un luogo della memoria per Cagliari? Intanto perché i cagliaritani lo meritano. Non sembri questa un’affermazione semplicistica. La nostra città, come moltissime città italiane, europee, se preferiamo, mediterranee, è un luogo carico di stratificazioni storiche e culturali, di storie, di racconti e quindi di memoria.
La città è frutto di complesse, lunghe, plurali sedimentazioni materiali che acquisiscono un senso in rapporto alle vicende vissute, a descrizioni, narrazioni, ai simboli, all’immaginazione. Ogni città potenzialmente è uno straordinario contenitore di senso.
Lungi da me tuttavia ipotizzare una seppur generica rappresentazione di Cagliari in quanto tale. Non credo possa esistere una rappresentazione univoca di una città. Piuttosto esistono molteplici rappresentazioni. La città non è solo oggetto di linguaggi che a vario titolo parlano di lei. E qui, seguendo la precisa elencazione snocciolata dai filosofi Gianfranco Marrone e Isabella Pezzini nel secondo volume di Senso e metropoli (testi che suggerisco a chi voglia approfondire il tema dal punto di vista illuminante della semiotica), cito le descrizioni costruttive della città, storiografiche e urbanistiche; quelle sociali e della comunicazione; quelle figurative: musica, cinema, arte, letteratura; quelle teoriche-metodologiche. E si potrebbe continuare. La città però è pure espressione autonoma, produttrice di una cultura. La città è portatrice di una identità, di una personalità, data dalla sua storia, dalla memoria che essa ne conserva attraverso segni, musei, monumenti, toponomastica e varie reti di narrazioni iscritte e depositate.
Durante l’assemblea sono emersi alcuni esempi che hanno richiamato il rapporto intenso, scandito spesso da belle pagine di letteratura, tra la città e i suoi personaggi: Antonio Gramsci, i fratelli Pintor, Giuseppe Dessì, Silvio Mastio. E anche in questo caso si potrebbe continuare. Si è pensato a un simbolo monumentale ed autentico, come i resti del portico Vivaldi Pasqua, che racconti con crudezza ed essenzialità il dramma dei bombardamenti. E altro ancora.
I nostri musei a cielo aperto sono le nostre piazze, i nostri fenomenali quartieri storici a partire da Castello. Luoghi dove immaginare strutture amovibili dove proiettare e parlare, che restituiscano storia e storie, biografie e immagini, descrizioni e contesti. Un percorso che tra qualche anno potrebbe convergere in un contenitore di oggetti multimediali sul vissuto contemporaneo della nostra città, aperto e disponibile.
Un luogo (e i luoghi) della memoria per Cagliari naturalmente nasce soltanto da un concorso di competenze. Ad esempio come non potrebbero essere coinvolti i direttori dei musei di questa città che hanno promosso negli anni iniziative straordinarie. Non ultima quella fortemente voluta dall’amministrazione sul 70esimo anniversario dei bombardamenti, Viaggio al termine della notte.
Il luogo della memoria dovrebbe avere una cabina di regia e procedere per “stati di avanzamento” a partire, come abbiamo abbozzato nell’appello, da dei gesti simbolici (uno di questi è rappresentato dall’apposizione delle targhe, e ne abbiamo suggerito una a Silvio Mastio, o dalla nuova toponomastica) per proseguire con un programma che è tutto da elaborare.
In conclusione riporto un frammento di uno scritto di Francesco Ciusa, ricordato il 24 aprile da Aldo Brigaglia, che sintetizza con straordinaria efficacia uno dei significati di un luogo della memoria a Cagliari. Da leggere sino all’ultima riga.
(walter falgio)
FRANCESCO CIUSA
Una statua per ricordare
“Sono a Cagliari da qualche giorno. Sono venuto qui con l’animo straziato verso questa nostra diletta Città, mutilata, squarciata, distrutta, ma pur sempre bella nelle sue sante e gloriose ferite.
L’ho girata in lungo e in largo e mi sono sentito l’anima oppressa dalla commozione di fronte al triste spettacolo della immane catastrofe.
Fermatomi nel fu ampio Bastione San Remy di fronte al magnifico golfo degli angeli, il sole, illuminando le macerie con ombre nere violacee, dava maggior rilievo al quadro del disastro. Con sussulto di dolore e con tutto lo sforzo che può avere l’anima di un artista che drizza il cuore all’immenso sforzo creativo, domandai alla mia immaginazione con quale forma d’arte si potesse rappresentare quest’immane sciagura. Ebbi per risposta: altro che Madre dell’ucciso!
Così, con l’animo dolorante, arrivai al mio studio. Povero covo dei miei tormenti, delle mie gioie, dei miei dolori, dei miei trionfi. La devastazione aveva raggiunto anche la tranquilla serenità di questo luogo romito. Tutt’intorno macerie, rovine, detriti. In un angolo della stanza scoperchiata – o visione incantevole! o sogno mio di gloria! – alta, solenne la mia statua Verso l’Ideale, mutilata, senza vita, come tutti i sogni infranti, s’ergeva con tutto lo sforzo creativo, col volto verso l’alto, verso l’immenso azzurro del cielo, verso la irraggiungibile conquista del suo sublime ideale.
Quale statua potrebbe meglio raffigurare il tuo sacrificio, o mia bella Cagliari, di questa mia anima con le sue autentiche ferite che par grondino sangue, col suo volto e il suo petto rigato dalla pioggia che par pianto, lacrime e sangue?!
Ho deciso di donarla al Comune perché la voglia erigere in mezzo al monumento che certo sorgerà nella più bella piazza della nuova Cagliari a ricordo perenne del suo passato storico”.
—
VERSO L’IDEALE, 1912
L’opera, donata da Ciusa al Comune di Cagliari
nel 1943, è andata dispersa. La foto
d’epoca [vedi libro citato, ndr.] documenta
probabilmente lo stato della scultura dopo i
danni subiti nello studio dell’artista, dove
era stata lasciata dagli amministratori.
[Didascalia tratta da: Giuliana Altea, Francesco Ciusa, Ilisso Nuoro, p. 62]
SERVIZIO DI MASSIMILIANO MESSINA SU SARDEGNA QUOTIDIANO 23 aprile 2013
ARTICOLO L’UNIONE SARDA 24 APRILE 2013
MIA INTERVISTA DI VITO BIOLCHINI SU RADIO X 24 aprile 2013
SERVIZIO DI SUSI RONCHI SU TG RAI REGIONE 26 aprile 2013 – min: 13’27”