(10 ottobre 2011) L’Istituto sardo per la Storia della Resistenza e dell’Autonomia e l’associazione “Don Chisciotte” promuovono l’incontro, “Silvio Mastio, un antifascista cagliaritano”. A ottanta anni esatti dalla morte del rivoluzionario, sopraggiunta il 12 ottobre 1931 durante un combattimento in Venezuela, Gian Giacomo Ortu, Aldo Borghesi, Matteo Murgia, il nipote di Mastio, Martino Sanna, e il sottoscritto, ricorderanno la figura del militante repubblicano.
Silvio Mastio nasce a Cagliari nel 1901, da famiglia originaria di Gavoi. Frequenta il Liceo Dettori durante la Prima guerra mondiale. Come molti della generazione cresciuta durante il conflitto ma troppo giovane per prendervi parte diretta, si avvicina all’area dell’interventismo democratico. Aderisce al Partito Repubblicano Italiano dopo la fine del conflitto e ne diviene un attivo militante, in una difficile fase di definizione politica nel confuso quadro post-bellico, in cui progressivamente il PRI si stacca dall’intesa con i partiti interventisti di destra stabilita di fronte all’emergenza bellica, per affermarsi con una propria fisionomia di partito di sinistra. Nel confronto interno, Mastio si schiera con la tendenza “rivoluzionaria”: collabora con la stampa nazionale del partito e promuove a livello locale una politica di intesa con le organizzazioni sindacali e politiche della sinistra e sardiste. Dopo l’espulsione dal PRI nel 1921 del leader cittadino Enrico Nonnoi, favorevole ad un’intesa elettorale con l’industriale fascista Ferruccio Sorcinelli, diviene segretario della sezione repubblicana e punto di riferimento dei giovani che prendono il controllo del partito. Subito dopo la Marcia su Roma è a capo delle Avanguardie Repubblicane, squadre che indossavano come divisa la camicia rossa, collaborando con le “camicie grigie” sardiste in funzione di difesa antifascista. Insieme alla parte del PSDA che non confluisce nel Partito Nazionale Fascista, conduce la battaglia elettorale del 1924, dirigendo con Raffaele Angius il giornale “Sardegna” nato a Cagliari per sostenere la lista dei Quattro Mori.
Man mano che si vanno esaurendo – dopo il delitto Matteotti – le possibilità di azione politica legale, Mastio comincia a pensare ad una prosecuzione della battaglia nell’esilio. Arrestato e diffidato dopo l’aggressione a Emilio Lussu nell’ottobre 1926, chiude rapidamente gli studi laureandosi in Chimica e parte per Cuba, dove lavora uno dei fratelli. Da lì passa in Colombia e poi in Messico, mantenendo i contatti con l’antifascismo fuoruscito e in particolare, dopo la fuga dal confino di Lipari, con Emilio Lussu al quale propone di trasferirsi in America centrale.
Stringe rapporti di collaborazione con le formazioni rivoluzionarie latinoamericane, ed in particolare del Partido Revolucionario Venezolano. Alla fine del settembre 1931, insieme all’antifascista fiorentino Leopoldo Caroti, prende parte ad una spedizione organizzata dal PRV allo scopo di abbattere la pluridecennale dittatura stabilita dal generale Juan Vicente Castro: impadronitosi di una nave partita da Veracruz, il gruppo sbarca sulla costa settentrionale venezuelana, nello stato di Falcón. Contro il parere dei suoi consiglieri messicani, il capo della spedizione Urbina divide la colonna di armati, che vengono separatamente affrontati da truppe governative e dispersi. Silvio Mastio, Mayor del Ejercito y Jefe de los granaderos, muore in combattimento nella località La Rinconada il 12 ottobre 1931. La città di Cagliari gli ha dedicato una via, che si trova a Pirri.